Nei 10 anni della mia dirigenza al Marco Polo abbiamo trasformato molti ambienti della scuola, ma non avevo mai toccato la presidenza. Un po’ per pudore, un po’ perché mi sembrava giusto dare la precedenza agli spazi frequentati da studenti e insegnanti. Ora ho deciso che posso permettermi di cambiare anche la presidenza. Ma soprattutto mi sono convinto che la presidenza rappresenti un ambiente simbolico e debba essere, prima e più di altri, il luogo di tutti nella scuola. Un luogo dove si percepiscano l’accoglienza e lo spirito di servizio. Anche per questo da 10 anni non prendo appuntamenti, se non a chi me li chiede e ricevo tutte le persone che arrivano a scuola e vogliono parlare con me, a qualunque ora succeda. Ho riflettuto a lungo su come ripensare la presidenza e alla fine ho scelto una strada. Tutto quello che c’era sarà buttato via per far nascere la “presidenza scomposta”. Cosa sarà la presidenza scomposta si scoprirà nelle prossime settimane. Questi sono intanto i resti della “scrivania direzionale”, come viene chiamata pomposamente. Sarà il primo “simbolo del potere” che verrà eliminato. Fisicamente e simbolicamente.
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