Un’insegnante viene in presidenza. «Abbiamo una studentessa seguita dai servizi sociali per continui atti di autolesionismo. Ci chiedono di controllarla perché capita che a scuola vada in bagno e si tagli. Lo ha fatto anche davanti alle compagne, che sono rimaste scosse». Decidiamo di parlare insieme con la ragazza. «Non vogliamo farti prediche. Tu avrai i tuoi motivi per fare quello che fai. Ma noi siamo preoccupati. C’è qualcosa che possiamo fare?». «No». «Posso chiederti perché lo fai?». «Non lo so. Cioè forse lo so, ma non lo voglio dire». «Però capisci da sola che farsi del male è un segnale di qualcosa che non va bene. È importante che tu cerchi di capire perché succede e come provare a cambiare le cose». «Sento il bisogno di farlo quando sono arrabbiata. Farlo mi fa stare bene». «Non ci sono altre cose che ti fanno stare bene?». «No, non in quel modo». «Non so se noi siamo in grado di aiutarti e se tu vuoi farti aiutare. Ma a scuola sei sotto la nostra responsabilità, quindi non possiamo consentire che tu ti faccia del male. So che, se vuoi, il modo lo trovi, ma ti chiederei di non giocare a fregarci. In fondo fregheresti anche te stessa. Si sarebbe deciso che tu vada in bagno solo accompagnata da un adulto». «Se fate così, io non vengo più a scuola». «Allora troviamo un’altra soluzione. Vai in bagno solo nella ricreazione, quando ci sono tante persone e non lo fai. Se durante le lezioni ti prende la rabbia, esci in giardino con una compagna. In bagno non puoi andare». «Ok, così va bene». «Questo serve ad evitare che tu non lo faccia a scuola. Ma la partita vera è che tu smetta di farlo ovunque, che trovi l’origine della tua rabbia e la esprimi diversamente. La rabbia è normale, ce l’abbiamo tutti. Ma scaricarla su te stessa non risolve. Il benessere dell’autolesionismo è illusorio, lo sai anche tu». Ci guarda, ci ascolta e chissà cosa pensa. «Ti siamo tutti vicini. Io capisco che per te non sono nessuno, ma con i tuoi compagni e i tuoi professori hai un legame. Cercate insieme una strada». Esce con la sua insegnante, si parlano. Nei giorni seguenti ha rispettato il patto. A scuola non si taglia, ma chissà cosa succede altrove. La strada per portare i ragazzi fuori dai loro tunnel è lunga e difficile. Ma dai tunnel devono uscire da soli. Noi, forse, possiamo cercare di aiutarli a non perdere la bussola.
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