Quando arrivo a scuola, una custode mi viene incontro. «In un’aula c’è un vetro rotto». «E come si è rotto?». «Non so. Alle 7.40 era tutto a posto. Alle 8.10 l’insegnante lo ha trovato rotto. Gli studenti sostengono che il vento ha spinto un ramo contro il vetro». Vado a controllare. Il ramo è distante e vento non ce n’è. Stanno chiaramente raccontando una balla. «Ragazzi, mi dite cosa è successo?». Una di loro parte con la storiella del ramo sbattuto dal vento. La interrompo e spiego perché quella versione non regge. Poi alzo il tono della voce. «Non intendo prendere provvedimenti disciplinari, però cerchiamo di non prenderci in giro ed essere corretti. Vorrei che diceste come sono andate effettivamente le cose». Silenzio. Esco dall’aula manifestando irritazione. Dopo un’ora due ragazzi mi vengono a cercare. «Preside, ci teniamo a dirle la verità. Stavamo scherzando tra noi, poi c’è stato un movimento sbagliato e siamo finiti sul vetro, che si è rotto. Ci spiace». «Ok, d’accordo, può capitare. Cercate di stare più attenti. Per me la cosa finisce qui. Mi basta la vostra sincerità». I ragazzi sanno essere leali, se li aiutiamo ad esserlo. E la smettiamo di credere che la buona educazione si faccia con minacce, ricatti e punizioni.
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