«La società sta cambiando, la scuola deve imparare a misurarsi con la realtà virtuale». «Di virtuale mi pare che ce ne sia fin troppo, sarebbe l’ora di tornare alla “realtà reale”». «Ma i nostri studenti ormai vivono nel mondo virtuale. Dobbiamo conoscerlo se vogliamo entrare in contatto con loro». «La smettiamo di inseguire i ragazzi sul loro terreno? Aiutiamoli invece a riscoprire altre cose». «La didattica oggi non può fare a meno della tecnologia perché offre molte opportunità in più». «Ma l’educazione vera è quella che si fa di persona, guardandosi negli occhi. E andando fisicamente in un museo o in un parco per provare sensazioni autentiche». Nella scuola si fa un gran parlare di reale e virtuale. Molti guardano ai telefonini o ai “social” come ai moderni demoni. Ma stanno arrivando nuovi “pericoli”, dispositivi di realtà virtuale sempre più immersivi. E allora come la mettiamo? Intanto dovremmo riflettere su cosa si intende per reale. Perché, in verità, anche usare la tecnologia è un’esperienza di realtà, che produce emozioni autentiche. Apprendere in fondo significa sperimentare. Allora perché non consentiamo ai ragazzi di provare sia il virtuale che il reale, di vivere del tempo con la tecnologia e senza?
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