Da circa quindici giorni le scuole hanno riaperto i battenti. Finalmente. Certo, siamo ancora a mezzo servizio. Certo, permangono turnazioni e lezioni a distanza. Certo, non abbiamo ancora tutti gli insegnanti in classe e non sono arrivati i banchi, nonostante le promesse. Certo, stiamo lavorando con orario ridotto. Certo, ci aggiriamo per le aule un po’ spaesati, con le mascherine e uno stato di preoccupazione permanente per il futuro. Però siamo ripartiti. E questa è la cosa più importante.
In questa fase non si può che navigare a vista, con soluzioni flessibili che cercano di adattarsi all’evolversi degli eventi. Abbiamo necessariamente dovuto adottare misure più restrittive rispetto al passato, ma facendo attenzione a non trasformare le scuole in reparti ospedalieri. Siamo tutti alla ricerca di un equilibrio difficile tra sicurezza e vivibilità, nella scuola come nella società. Serviranno coraggio, buon senso, razionalità e pazienza da parte di tutti, presidi, docenti, personale Ata, studenti e famiglie. E abbiamo bisogno della massima collaborazione tra scuole, istituzioni, enti locali, aziende di trasporto, associazioni del territorio.
Nella scuola, come nel resto della società, stanno capitando casi di Covid. E altri ce ne saranno, con l’arrivo dell’autunno e il suo carico di influenze. Dobbiamo essere pronti a gestirli, come abbiamo fatto in molte altre situazioni difficili, senza farci prendere dal panico. La scuola oggi rappresenta l’avamposto principale della lotta al Coronavirus. Non possiamo abbassare la guardia, ma nemmeno indietreggiare. Se, di fronte ai primi casi di contagio, cedessimo alla tentazione di richiudere tutto, ci rimetterebbe la società intera. La scuola in presenza è un principio irrinunciabile. Tutelare la sicurezza delle persone mantenendo aperte le aule è un segnale fondamentale per il Paese. Troppe volte in passato l’istruzione e la cultura sono state considerate figlie di un Dio minore e non hanno avuto la dovuta attenzione. Anche in tempo di Covid. E’ l’ora di iniziare una stagione nuova e dare a loro almeno la stessa considerazione che diamo all’economia.
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