Siamo alle solite. In questi giorni le scuole si trovano in un paradosso che dura ormai da troppo tempo. Con i fondi del PNRR piovono molte risorse. Decine di migliaia di euro, a volte centinaia di migliaia. Eppure, di fronte a questo fiume di soldi, la scuola, invece di esultare, reagisce con irritazione. Come mai?
Succede, per l’ennesima volta, che le risorse arrivino dentro un pacco avvelenato: la burocrazia. Inutile addentrarsi in tecnicismi, basti sapere che sono davvero innumerevoli le carte e le procedure che vengono richieste. Vere e proprie molestie, spesso insensate per modi e tempi. Questa situazione sta mandando in corto circuito le segreterie e i docenti che seguono i vari PNRR, già oberati da tanti altri progetti. E sta addirittura inducendo alcune scuole a rifiutare i finanziamenti, che invece consentirebbero di realizzare attività utili. In attesa che qualcuno dall’alto avvii reali processi di semplificazione, proviamo a rimettere in ordine le cose.
Nella scuola gli insegnanti dovrebbero fare gli insegnanti ovvero dedicarsi alle lezioni con gli studenti. Poi possono avere anche altri ruoli, come quello di coordinatore di classe, purché strettamente connessi alla didattica. E le segreterie, spesso sottodimensionate, dovrebbero gestire l’ordinaria amministrazione. Fare i progetti richiede tempo e dovrebbe essere affidato a personale aggiuntivo con competenze specifiche. Il cosiddetto “middle management”, che sarebbe l’ora di introdurre nelle scuole. A condizione però che non diventi un potere autonomo che porti con sé derive aziendaliste, ma rimanga al servizio di dirigenti e docenti, che così potrebbero continuare a fare il proprio lavoro utilizzando al meglio le risorse.
Una volta un collega mi ha detto: “una mia professoressa è la più brava con i progetti ma la peggiore in classe con gli studenti”. Ecco, stiamo attenti. I progetti sono importanti, ma evitiamo di trasformare le scuole in progettifici, con presidi che fanno i manager e docenti che fanno i progettisti. Dimenticandosi di fare gli educatori.
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