In questi giorni si è molto discusso dell’occupazione del liceo Tasso di Roma, che ha aperto, fra le altre cose, anche una interessante riflessione sul ruolo dei genitori nella scuola. In una lettera firmata dal dirigente scolastico e da alcuni docenti si dice così. «Non sarebbe stato preferibile che un genitore che ha un ruolo politico si limitasse a svolgere tra le mura domestiche il ruolo di padre?… Riconosciamo a queste ragazze e a questi ragazzi la possibilità di assumersi le loro responsabilità, di accettarne le conseguenze lontani dal soffocante abbraccio dei loro genitori, di discernere criticamente il senso del loro operato, di crescere, di smettere una buona volta di essere figli».
Il noto giornalista Massimo Gramellini commenta l’episodio in un pezzo intitolato “Presidi e padri”. «Su un punto il preside del Tasso ha certamente ragione: quando, nel commentare la reazione dei genitori, così rumorosa e scomposta da oscurare quella degli studenti, dice: “i figli smettano una buona volta di essere protetti dai padri”. La mia generazione è cresciuta contestando l’autorità e quindi la scuola, ma non aveva (e nemmeno voleva) l’appoggio dei padri: li considerava alleati della controparte, come in effetti erano. Perché i padri (e le madri) si sentivano ancora membri di una comunità più vasta, non capiclan chiamati a difendere l’onore della famiglia (…) Intuivano che, se un genitore difende il figlio contro il preside, gli trasmette il messaggio che la scuola non vale niente. Mentre, se un genitore sta dalla parte della scuola persino quando ritiene che abbia torto, il preside ritroverà la sua autorevolezza e forse non sentirà neanche più il bisogno di diventare autoritario».
Gramellini raccoglie il facile consenso di chi vorrebbe educare i ragazzi zittendo le famiglie anche quando hanno ragione. Ma in un Paese civile tutti hanno diritto di esprimersi e contestare l’autorità. Non si sta dalla parte di qualcuno a prescindere. I buoni genitori non sono quelli che si mettono sempre dalla parte dei figli contro la scuola, ma nemmeno quelli che si mettono sempre dalla parte della scuola contro i figli. Sono quelli che dicono quello che pensano nel rispetto dei ruoli e delle idee di insegnanti e ragazzi. E la buona scuola è quella che ascolta tutti, a partire dagli studenti e dalle loro famiglie. Solo così diventiamo autorevoli. Certamente non lo diventiamo brandendo il potere.
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