Solo nell’ultimo mese, nella mia scuola due studenti hanno perso la madre e un’insegnante ha perso un figlio. Eventi che aprono voragini di dolore, interrogando tutti noi sui temi della vita e della morte e ponendo la questione dell’elaborazione del lutto. E’ l’ennesima dimostrazione di come ogni giorno le vicende umane attraversino il mondo della scuola. Di fronte a questo si possono fare molte scelte, eccetto una: chiudere gli occhi. Eppure in tanti ancora credono che non ci si può occupare delle storie personali perché dobbiamo solo trasmettere conoscenze. «A scuola facciamo istruzione, all’educazione ci pensi la famiglia», si sente dire spesso. Ma, naturalmente, un ragazzo che ha un dolore profondo non segue le lezioni e non impara. Se non proviamo a entrare in contatto con quel dolore e, per la nostra parte, non ce ne facciamo carico, non abbiamo alcuna possibilità di istruirlo ed aiutarlo a crescere. Una scuola degna di questo nome non separa istruzione ed educazione. Semplicemente perché la scuola non può essere altro dalla vita.
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