«Buongiorno preside. Siamo i rappresentanti di classe dei genitori. I nostri figli non si trovano bene con un’insegnante». «Ne hanno parlato con l’interessata?». «No». «E perché?». «Hanno paura di ritorsioni. Lo sa come funziona. Ci si lamenta e poi i professori se la rifanno con i ragazzi». «Veramente non funziona sempre così. Ci sono tanti insegnanti che ascoltano, accolgono le osservazioni e ne tengono conto. E altri, è vero, che non lo fanno e magari si irritano. Gli studenti dovrebbero però imparare ad esprimere il loro punto di vista e accettarne le conseguenze. Poi io cercherò di garantire che il confronto avvenga in modo civile e rispettoso». «Ma i nostri figli ci hanno già detto che non vogliono affrontare l’insegnante. Non ce la fanno». Ecco, se i ragazzi hanno paura di esprimere quello che pensano e non hanno il coraggio delle loro azioni, abbiamo un problema. Anzi, più di uno. Rischiamo di far crescere cittadini-sudditi, incapaci di tenere alta la testa. Una scuola che funziona non può consentire che questo accada.
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