Una delle parole chiave di questa settimana è certamente “tornello”. Se ne è parlato in due episodi molto diversi tra loro. Che non si riferiscono agli stadi, come si potrebbe pensare, ma a luoghi della formazione. In una biblioteca della Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna sono stati messi dei tornelli per evitare l’ingresso di persone esterne, che avevano “arrecato disturbo” agli studenti. Sono seguite polemiche e contestazioni, con il solito contorno di strumentalizzazioni politiche e interventi più o meno appropriati delle forze dell’ordine. A Pordenone una scuola decide di spendere l’enorme cifra di 125 mila euro per regolamentare l’accesso di ragazzi e insegnanti, installando tornelli monitorati da una rete di telecamere. Si possono naturalmente comprendere le ragioni di queste scelte fatte in nome della Sicurezza, la nuova divinità dei tempi moderni. Ed è evidente che non si può rinunciare a forme di controllo, altrimenti le regole non servirebbero a nulla. Ma la moltiplicazione delle barriere ottiene di solito l’effetto contrario a quello sperato, alimentando paure e insicurezze. Rispetto a una società-caserma, chiusa e militarizzata, la società aperta e accogliente non è solo più civile. E’ anche più sicura.
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