Entra un’insegnante. «Preside, venerdì 27 settembre c’è una grande mobilitazione per il clima. Possiamo autorizzare la partecipazione degli studenti?». «Guardi, personalmente sono favorevole alla manifestazione e perfino il ministro ha dato il suo appoggio. Anzi, ha addirittura invitato le scuole a giustificare le assenze degli studenti. Però, per giustificare l’assenza, bisognerebbe essere certi che i ragazzi siano davvero andati alla manifestazione. Ed è difficile avere un riscontro. L’invito del ministro è quindi di difficile realizzazione. L’unica strada praticabile è quella dell’”uscita didattica”, nella quale gli insegnanti accompagnano gli studenti e attestano la loro presenza. Non sarebbe considerata un’assenza giustificata, ma una presenza ad un’attività formativa. Un segnale ancora più forte sul piano politico e culturale». «Però è difficile per gli insegnanti sorvegliare i ragazzi in una manifestazione». «E’ vero, ma non vedo altre possibilità». La discussione coinvolge molte scuole. C’è chi pensa che la partecipazione alla manifestazione debba passare necessariamente dallo sciopero perché così gli insegnanti, pagando un prezzo in prima persona, darebbero maggiore valore alla loro scelta. E allo stesso modo i ragazzi, assentandosi da scuola in modo ingiustificato, metterebbero in evidenza la contestazione verso lo Stato che non fa abbastanza su questi temi. Ma qualcosa in questo ragionamento non torna. Facendo così, lo Stato appare contro di loro, contro chi si mobilita a difesa dell’ambiente. Se la scuola sanziona gli insegnanti che ci vanno e chiede la giustificazione per l’assenza agli studenti, si pone dall’altra parte. E’ arrivato il momento per lo Stato, e quindi anche per la scuola, di dare un segnale diverso, di dimostrare che è davvero dalla parte dei cittadini. La lotta contro l’inquinamento è una battaglia esemplare da combattere insieme. Per questo fa bene il Ministro Fioramonti, massima istituzione della scuola, a legittimare la scelta degli studenti di manifestare. E forse bisognerebbe riconoscere lo stesso diritto anche agli insegnanti, evitando di trattenere una giornata di stipendio. E’ apprezzabile la decisione dei sindacati di indire una mobilitazione, ma lo sciopero non è forse lo strumento migliore in questo caso. L’uscita didattica potrebbe essere una soluzione simbolicamente più forte. Ognuno farà le proprie scelte, ma sarebbe auspicabile che le scuole fossero in qualche modo presenti alla manifestazione. L’importante è che comunque tutto non si concluda con una bella mattinata di mobilitazione. La vera partita inizierà il giorno dopo, una volta arrotolati gli striscioni. Se saremo capaci di modificare i nostri comportamenti quotidiani, innanzitutto nelle case e nelle scuole, forse potremo sperare che le sorti del nostro povero pianeta cambino davvero.
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