Un professore chiede di incontrarmi con urgenza. È molto preoccupato. «Preside, abbiamo un problema. Siamo appena rientrati da uno scambio linguistico in Spagna. I nostri ragazzi sono stati ospiti presso le famiglie dei loro coetanei e la prossima settimana tocca a noi accogliere gli spagnoli. Solo che è accaduto un fatto spiacevole. Arrivando a Madrid, una delle nostre studentesse ha scoperto che la sua corrispondente spagnola era autistica. Nessuno ci aveva avvisato e non eravamo preparati. Nonostante che, per una incredibile casualità, lei abbia un fratello autistico, si è trovata in difficoltà. Ha cercato di affrontare la situazione, con l’aiuto della famiglia spagnola, ma adesso lei e i suoi genitori non se la sentono di ricambiare perché la presenza della ragazza spagnola rischierebbe di alterare i già precari equilibri familiari. Li capisco, ma sarebbe molto spiacevole non farla venire in Italia. Cosa facciamo?». Concordiamo di sentire se altri ragazzi che accolgono uno studente spagnolo possono prenderne un altro. Ma nessuno è disponibile. Per molte famiglie è già complicato ospitare una persona, figuriamoci due. E poi l’autismo spaventa. Provo a contattare qualcuno che ha già figli autistici, ma mi fanno giustamente notare che ognuno è diverso e averne due in casa è complicato.
Gli insegnanti italiani chiamano la collega spagnola per preannunciare che non abbiamo soluzioni e che devono farsi carico loro di una situazione che hanno gestito male. Ma siamo tutti molto amareggiati. Faccio allora un ultimo tentativo. Chiamo una mamma rappresentante dei genitori e le chiedo aiuto. Magari conosce qualcuno disponibile, penso. Mi risponde immediatamente. «La accogliamo noi. Abbiamo il posto letto di nostra figlia, che si è diplomata. Può stare con l’altro nostro figlio, coetaneo della spagnola, poi lui deve partire, ma la seguiamo noi». Sente un’altra rappresentante, anche lei si dice disponibile. «Può stare pure con noi. Non abbiamo letti in più, ma possiamo lasciare il nostro matrimoniale e dorme con nostra figlia». Quando lo comunico agli insegnanti, sono felici. Il magone che li aveva attanagliati scompare. Si adoperano subito per creare un “cordone di solidarietà” intorno alla ragazza. Gli altri studenti non la lasceranno mai sola, andranno a prenderla e riportarla a casa.
La scuola è davvero un luogo straordinario. Insegnanti, studenti e genitori, se si mettono insieme, possono superare qualsiasi prova.
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