La ministra Grillo ha ipotizzato di reintrodurre il medico nelle scuole, aprendo una discussione che vale la pena approfondire. Prima però ci sarebbe da dire ai politici di non avanzare proposte con battute estemporanee e valutarne tutte le implicazioni, a cominciare da quelle economiche, prima di parlare. Comunque, le reazioni generalmente positive all’idea del medico scolastico fanno riflettere e lasciano pensare che la questione sia ben più ampia. Le scuole sono ormai comunità che si aggirano, nella maggioranza dei casi, tra le mille e le duemila persone, considerando studenti, docenti e personale Ata. Sono piccole città, dove si trascorre tanto tempo insieme e dove accadono molte cose sempre più difficili da governare. Di fronte alla crescente complessità, bisognerebbe cominciare a dire ad alta voce che le professionalità di cui dispone la scuola non sono sufficienti, per numero e tipologia. Non bastano un dirigente scolastico e una direttrice amministrativa, per quanto bravi. Non bastano gli insegnanti, che dovrebbero dedicarsi alla didattica e invece spesso si sobbarcano eroicamente compiti di carattere organizzativo per i quali non sempre sono preparati. Non bastano le segreterie, con personale spesso ridotto e non adeguatamente formato a gestire quello che oggi viene richiesto. Per questo diventa sempre più necessario che la scuola si avvalga di professionalità e competenze nuove. Poi si può discutere in quale forma, se potenziando l’organico interno o attraverso consulenti esterni. Certo, se pensiamo che la scuola debba servire solo all’insegnamento delle discipline, possiamo continuare ad andare avanti come facciamo adesso. Ma se crediamo che sia un luogo ci si prende anche cura delle relazioni personali, si realizzano attività e progetti, si organizzano stage e viaggi di istruzione, si creano relazioni con il territorio, la situazione cambia e servirebbero professionisti. Servirebbero professionisti nelle relazioni di aiuto: psicologi, pedagogisti, educatori, nutrizionisti, tutor dell’apprendimento, mediatori. Servirebbero architetti, ingegneri, artisti per ripensare gli spazi di apprendimento e renderli più belli e funzionali. Servirebbero legali ed esperti di management per supportarci nell’interpretazione delle norme e sulle questioni organizzative o amministrative. E servirebbero medici per darci una mano sulle tante problematiche legate alla salute. L’introduzione del medico scolastico è dunque una questione che ci interroga sulla scuola che vogliamo. Se pensiamo che debba essere efficiente e in grado di affrontare le sfide della modernità, dovremmo essere disponibili ad accogliere alcune competenze professionali. Questo, fra l’altro, consentirebbe agli insegnanti, professionisti dell’educazione, di tornare (finalmente) a fare il proprio lavoro.
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