Gentile Ministra Azzolina,
in questo periodo drammatico per il Paese, in cui il Governo ha la responsabilità di decisioni difficili, anche lei e il suo Ministero avete di fronte scelte importanti e delicate. In questi giorni, in queste ore. Inutile dire che sulla scuola si gioca una partita decisiva. Che non è solo tecnica. E’ anche politica e culturale. Per gestire nel modo migliore le mille emergenze servono un progetto, una prospettiva, un pensiero forte. Una bussola che consenta di orientare le scelte. Altrimenti rischiamo di perderci, di trovare soluzioni occasionali e contradditorie. Sono un dirigente scolastico. Insieme ai colleghi, agli insegnanti, agli studenti, ai genitori, al personale Ata, stiamo provando a portare avanti il filo di un discorso educativo collettivo, esperimenti faticosi e straordinari di comunità educante. Ho personalmente apprezzato l’entusiasmo con il quale ha assunto l’incarico che le è stato affidato. Per questo mi permetto di scriverle, confidando nella sua disponibilità ad accogliere, dal fronte della scuola, un piccolo contributo di idee e proposte da aggiungere alle vostre riflessioni.
1. Bisogna prendere le decisioni coniugando tempi rapidi e condivisione. Non è facile, ma è necessario. Governo, parti sociali e mondo della scuola depongano le armi, si ascoltino e cerchino punti di incontro. Siamo in una situazione straordinaria, in cui servono soluzioni straordinarie e unitarie. Non possiamo permetterci divisioni. E nemmeno i conflitti che talvolta si vedono tra sindacati, presidi, professori. Nessuno si salva da solo, ora più che mai. Il confronto dovrebbe partire dall’idea che non è possibile applicare in tempo di guerra le regole del tempo di pace. Vanno abbandonati i vecchi armamentari e le guerre sui cavilli per cercare strade che, nel rispetto dei diritti delle persone, si ispirino a principi di accoglienza e giustizia. Chi ha difficoltà va aiutato, chi si impegna va valorizzato. A tutti i livelli. Dirigenti, insegnanti, studenti.
2. Tutte le operazioni che consentano di iniziare regolarmente il prossimo anno scolastico devono essere fatte rapidamente: organici, pensionamenti, mobilità, immissioni in ruolo. E’ fondamentale che il primo settembre ogni scuola abbia tutto il personale in servizio perché immediatamente bisognerà organizzare molte attività. Individuiamo un calendario definito di tutto quello che c’è da fare e rispettiamolo. Quest’anno davvero non possiamo permetterci ritardi, tantomeno il caos supplenze. Procediamo alle assunzioni necessarie. Sui concorsi è comprensibile la sua preoccupazione di garantire una selezione rigorosa in ingresso. Ma i tempi per fare il concorso straordinario non ci sono più. Immaginiamo un percorso leggero e serio nello stesso tempo, che non suoni come una sanatoria. Consentiamo agli insegnanti con tre anni di servizio, che potevano accedere a quel concorso, di fare un percorso abilitante con colloquio finale selettivo, non una pura formalità.
3. Siamo in un anno scolastico di emergenza. Dirigenti scolastici e insegnanti non possono pretendere di fare le cose che si fanno in un anno ordinario. Dobbiamo entrare in un’ottica diversa. E tantissimi lo stanno facendo. Non perché lo prevede un contratto, ma per impegno civile e passione per il proprio lavoro. Molti insegnanti, ad esempio, stanno attuando azioni educative straordinarie, cercando di stare vicini ai propri studenti umanamente, non solo scolasticamente, aiutandoli a vivere nel miglior modo possibile questo passaggio della loro vita. Ma alcuni ragazzi sono in difficoltà. Psicologica, familiare, sociale. Non possiamo non tenerne conto. Per questo tutti (o quasi tutti) dovrebbero essere ammessi alla classe successiva. Non è la logica del “sei politico”, è un atto di giustizia.
4. Negli scrutini finali dovremmo tenere conto del percorso svolto da ogni studente e dell’impegno nelle attività, altrimenti si rischia di non dare valore agli sforzi fatti e di mettere tutti sullo stesso piano. Ci sono poi alcuni casi-limite da considerare con attenzione, in particolare nelle scuole superiori. Ragazzi con gravi e diffuse insufficienze nel primo quadrimestre, che non hanno poi seguito le attività a distanza. Per loro c’è il rischio altissimo di essere portati ad una classe superiore e poi doverla ripetere. Una prospettiva che non sarebbe nell’interesse di quegli studenti. In questi casi ci potrebbero essere due strade. O la sospensione del giudizio con esami a settembre, dopo aver messo in campo tra giugno, luglio e settembre stesso corpose attività di recupero (eventualmente anche iniziando il nuovo anno scolastico a ottobre). O la promozione con debiti e la partecipazione obbligatoria a corsi di recupero nel mese di settembre (ma in questo caso bisognerebbe decidere cosa succederebbe se i ragazzi non recuperassero).
5. Per quanto riguarda i crediti scolastici, nelle quinte si terrà conto di quanto fatto nel corso di quest’anno scolastico. Nelle classi terze e quarte si potrebbe decidere di non attribuire i crediti e raddoppiare quelli del prossimo anno scolastico.
6. Per l’esame di Stato della scuola superiore la scelta di una commissione di docenti interni con presidente esterno è molto condivisibile per considerare meglio quanto effettivamente fatto nel corso dell’anno. Ed è anche ragionevole, nel caso in cui non si rientrasse in classe, alleggerire l’esame prevedendo la sola prova orale. Ma quella prova, garantendo le misure di sicurezza, va fatta in presenza, non online. Per rispetto degli studenti e per mantenere il valore di quell’esame, che è ancora un rito di passaggio significativo.
Il Coronavirus è un dramma, ma è anche una eccezionale esperienza umana, da cui tutti dovremo trarre lezione. L’occasione di una riflessione profonda sulla società, sulle nostre scelte di vita personali e sociali. La scuola non può sottrarsi a questa riflessione. Facciamo in modo che il prossimo sia un anno straordinario, una sorta di anno fondativo di un nuovo modo di fare scuola. Perché possa avvenire, è importante che oggi ci si muova in modo corretto, creando le condizioni di un confronto aperto e civile tra tutte le componenti del mondo della scuola. Per questo auguro a lei e a noi di fare le scelte giuste. E, per quanto possibile, le chiederei di farle insieme. Buon lavoro, Ministra.
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