Gentile Presidente del Consiglio,
sono il preside di una scuola fiorentina e vorrei rivolgermi a lei in questa fase politica delicata. Il calo di consensi che sembra oggi investire il Governo proviene molto probabilmente anche dal mondo della scuola, nonostante i numerosi investimenti e credo suggerisca, dopo un anno di riforma, una riflessione franca sulle ragioni del malcontento. Per questo ho deciso di scriverle. Intendo offrire il mio contributo e collaborare perché non si interrompa il processo di rinnovamento avviato, ma sento anche la responsabilità di rappresentare lo stato d’animo della comunità scolastica.
Innanzitutto vorrei esprimerle l’esigenza di riaprire un dialogo nuovo tra Governo e mondo della scuola, per il quale però serve togliere dal tavolo due atteggiamenti contrapposti che impediscono un confronto serio: quello di chi attribuisce alla legge 107 l’intenzione di distruggere la scuola pubblica e quello di chi taccia qualunque contrarietà a quella riforma come volontà di conservazione. Se si vuole dialogare, bisogna riconoscere che nel Governo, nella scuola, nel sindacato ci sono persone che si adoperano per una istruzione di qualità. E queste persone hanno la responsabilità di tessere la tela di un rinnovamento condiviso. Recentemente, dopo un lungo muro contro muro, il dialogo è ripartito su temi specifici come quello sulla mobilità. Ma non basta. Servono scelte forti che diano gambe al rinnovamento e rimettano in contatto la politica con il sentire comune. Su questo mi permetto di dire alcune cose.
Organico funzionale per docenti ed Ata. La riforma ha introdotto una novità importante: l’organico potenziato. Che però bisogna rapidamente trasformare in organico funzionale. Occorre cioè dare alla scuola i docenti che le servono per fare bene il proprio lavoro. Poi c’è un’altra questione. Non è possibile caricare sulle spalle degli insegnanti troppi compiti organizzativi perché non è il loro lavoro. Il loro lavoro è la didattica. Serve un apparato amministrativo efficiente. Introduciamo allora l’organico funzionale anche per gli Ata, attribuendo ad ogni scuola (e ad ogni ufficio scolastico) la quantità di personale e le competenze di cui ha bisogno.
Potenziamento dell’autonomia e sburocratizzazione della scuola. L’autonomia è il cardine di una scuola moderna e della riforma, ma le sue potenzialità non sono sfruttate. Manca la consapevolezza di quello che si può fare e mancano le energie. La scuola è sfinita dalle mille incombenze. Se vogliamo cambiarla, dobbiamo liberare le intelligenze di presidi e insegnanti dalle scartoffie. Creiamo un gruppo operativo che elabori soluzioni per una burocrazia più leggera, pur garantendo la tutela dei diritti delle persone.
Rinnovo del contratto e nuovo profilo di docenti ed Ata. Rinnoviamo il contratto prevedendo risorse adeguate, magari riconsiderando i 500 euro dati per la formazione e utilizzati invece soprattutto per acquistare computer. Costruiamo nel contratto un nuovo profilo di docenti ed Ata, che preveda retribuzioni dignitose, orari diversi e professionalità più elevate, ad esempio la formazione obbligatoria decisa in parte individualmente e in parte a livello di scuola, per rafforzare la collegialità.
Scuola aperta. Sull’onda della riforma, mettiamo in campo un’idea ambiziosa di scuola aperta, che non apra solo gli spazi, ma lavori alla ricostruzione di uno spirito di comunità e favorisca l’incontro di storie, di mondi, di culture. Sosteniamo esperienze che si muovano in questa direzione. Nei giorni scorsi ho proposto dalle pagine di Repubblica la realizzazione di Scuole del Popolo, che, con un nome volutamente retrò, intendono richiamarsi alle esperienze delle Case del Popolo e delle scuole popolari come quella di Don Milani.
Valutazione. E’ importante che la Buona Scuola abbia posto in modo forte il tema della valutazione. Ma occorre ripensarne le modalità. Studenti e genitori legittimamente reclamano insegnanti bravi e noi dobbiamo garantirli. Ma c’è insofferenza verso le procedure di valutazione scelte. Ascoltiamo la scuola e troviamo insieme procedure diverse.
Queste sono solo alcune questioni su cui mi auguro che il Governo intervenga ed avvii un confronto. Si potrebbero organizzare incontri in ogni regione con il mondo della scuola. Incontri senza rete, aperti, che testimonino di una reale volontà di dialogo. Questo potrebbe aprire una nuova stagione per tutti. Per la scuola, per la società e per il Governo. La stagione di un rinnovamento condiviso e non calato dall’alto.
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