Un nuovo anno scolastico è iniziato. Con il solito carico di attese e disillusioni da parte di tutti. Personalmente credo che dovremmo tenere distinti due piani.

Uno è quello del rapporto con la politica e le istituzioni, che si muove su elementi di contesto, formali e di merito, della vita della scuola. Su quelli possiamo fare poco, ma certamente dovremmo mobilitarci di più per chiedere una scuola migliore, più attuale e vicina alle esigenze delle persone.

Poi c’è il piano “basso”, più nella responsabilità della comunità scolastica, che tutti i giorni porta avanti il suo difficile lavoro nelle trincee educative. Dovremmo forse avere maggiore fiducia nelle potenzialità di questo secondo piano.

Molte scuole (non tutte, per la verità) dimostrano che il cambiamento dal basso è possibile. Si mettono in gioco, elaborano visioni nuove, utilizzano in modo intelligente le risorse disponibili. È importante ribadirlo quando inizia un nuovo anno. Perché troppi dirigenti scolastici, troppi docenti, troppo personale Ata, troppi studenti, troppi genitori sono frustrati, demotivati. Rassegnati a rimanere in scuole tristi e grigie, nelle quali gli entusiasmi e le passioni poco a poco si spengono per entrare in una routine fatta di mille burocrazie e di un sistema di apprendimento vecchio e fuori dal tempo.

In una bella vignetta di Altan il marito dice alla moglie: “Quarant’anni la stessa sbobba, tesoro”. “Anche tu non sei cambiato, amore”, risponde lei. Ecco, mi pare lo stato di alcune nostre scuole. Da tanti anni tutti lamentiamo che siamo di fronte alla stessa “sbobba”. Ma nulla potrà cambiare se prima non cambiamo noi, se non siamo capaci di metterci in discussione. Per questo serve uscire dalle nostre zone di comfort ed evitare di ripetere i soliti stanchi rituali. Ma, soprattutto, occorre alzare la testa dalle emergenze quotidiane per guardare dentro di noi e ascoltare i nostri desideri, capire quale scuola vogliamo e qual è oggi il senso del nostro lavoro.

Ecco, in questo avvio di anno scolastico forse potremmo ripartire da qui. Per non ritrovarci con la solita sbobba, chiediamoci chi siamo diventati e chi vorremmo essere, cambiamo noi stessi per ritrovare il filo del nostro discorso educativo e il piacere di stare a scuola.

Buon anno scolastico a tutti.