Capita che insegnanti arrivino in presidenza per parlare di quanto sia faticoso gestire le classi. Alcune volte è una questione didattica, difficile da ammettere. La disattenzione degli studenti è dovuta al fatto che le nostre lezioni sono noiose, poco coinvolgenti. Ma altre volte il problema è nel nostro modo di comunicare. Discutendo di questo, mi è venuto in mente un episodio di quando facevo l’insegnante.
Avevo una classe difficile, come si suol dire per indicare la presenza di studenti con comportamenti disturbanti. Io, come la maggioranza degli insegnanti, reagivo alzando la voce, rimproverandoli e mettendo note disciplinari. Senza alcun risultato. Anzi, peggiorando le cose. Nella partita a scacchi che tutti i giorni giochiamo con gli studenti, visto che le mosse consuete non funzionavano, un giorno ho deciso di farne una diversa. Quando i ragazzi hanno iniziato la solita confusione, mi sono fermato, sono rimasto in silenzio e li ho guardati. Inizialmente hanno continuato a fare quello che stavano facendo. Poi, senza dire una parola, mi sono seduto alla cattedra. Ho scritto cose a caso e, visto che c’ero, ho fatto una lista della spesa. Questa scena è durata alcuni minuti. A quel punto la confusione si è trasformata in brusio. Gli studenti non capivano cosa stesse succedendo. A un certo punto, qualcuno ha chiesto: «Prof, cosa scrive?». «Voi non vi preoccupate di cosa scrivo, lo so io. Continuate pure a fare quello che state facendo». A quel punto è calato il silenzio. Dopo un po’ ho ripreso a fare lezione senza interruzioni. Nei giorni successivi, appena i ragazzi superavano il livello accettabile di confusione, ripetevo la stessa mossa. Mi zittivo, mi mettevo a sedere e cominciavo a scrivere. Ha sempre funzionato. I ragazzi interrompevano il comportamento disturbante.
Ho riflettuto molto su questa storia e mi sono convinto che le dinamiche comunicative nella scuola siano basate su coazioni a ripetere disfunzionali. Ad esempio, mettiamo decine di rapporti inutili a ragazzi che si comportano male, anche quando ci accorgiamo che non servono a nulla. Cambiare lo schema di gioco della comunicazione educativa con mosse creative mi pare fondamentale per modificare le percezioni reciproche e creare nuovi equilibri relazionali. Molta parte dei nostri successi e dei nostri fallimenti a scuola sono dovuti a tecniche di comunicazione sbagliate. È un tema di cui si parla poco, vogliamo parlarne di più?
19 Marzo 2023 alle 7:49
Nei percorsi educativi bisogna cercare di aggiustare il tiro in corsa e provare , provare e riprovare fino a che son si trova il punto giusto e quindi che abbia inizio “ la partita relazionale”. Forza prof e forza ragazzi !!
19 Marzo 2023 alle 14:37
Il problema nasce per la deriva produttivistica che ha assunto la scuola, per i “risultati di apprendimento” che devono essere acquisiti
30 Maggio 2023 alle 8:50
Sono super interessata a questo argomento! Cerco qualcosa da leggere in merito, avete consigli? Vorrei poter interagire con i prof dei miei figli per stimolare rapporti più rispettosi, visto che purtroppo non sono rari urli e comportamenti umilianti o disinteressati. Vorrei portare esempi positivi, critiche costruttive, testi su cui magari riflettere col corpo docente.
Grazie per i suggerimenti