«Sono la mamma di Silvia, una ragazza di seconda. Vengo per dirle che sono stata al ricevimento degli insegnanti, ma, quando ho chiesto di darmi spiegazioni per i voti, si sono rivolti a me in modo sgarbato. Vorrei solo un po’ di rispetto, non mi sembra di chiedere troppo». «Non è possibile continuare così. I ragazzi sono troppo maleducati, non hanno alcun rispetto per noi insegnanti. I genitori dove sono?». «Ma a noi custodi non ci rispetta nessuno? Gli insegnanti ci trattano come l’ultima ruota del carro. I ragazzi lasciano le aule in modo indecente e il preside non dice nulla. Non è possibile continuare così». «Nella scuola gli studenti dovrebbero contare di più. Vorremmo avere più voce in capitolo sulla nostra educazione. In fondo è il nostro futuro ad essere in gioco. Ma gli adulti, che pretendono sempre il rispetto, poi a noi non ci rispettano mai».
Ormai tutti dicono di sentirsi poco rispettati. Come se nessuno rispettasse nessuno. Forse perché il rispetto lo abbiamo perso. Non ce l’hanno gli altri e non ce l’abbiamo nemmeno noi. Ma dove può essere finito? Chi lo ha preso? Ci ho pensato molto in questi giorni, mentre nella mia stanza si susseguivano persone che lamentavano la mancanza di rispetto. Ascoltavo e pensavo che il rispetto perduto dovremmo forse cominciare a cercarlo dentro di noi. «Rispetta te stesso e gli altri ti rispetteranno», diceva Confucio. Ma anche l’etimologia può aiutarci a prendere la strada che porta al rispetto. Rispettare significa “guardare di nuovo”, avere ri-guardo. Ecco, forse non ci guardiamo abbastanza. E non abbiamo riguardo, per gli altri e per noi stessi. Ci manca il Tempo per prenderci cura di noi. Il Tempo. Forse è lui che ci ha rubato il rispetto.
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