Storie che si ripetono regolarmente a fine anno scolastico. Rappresentanti di classe degli studenti. «Preside, siamo venuti a dirle che il nostro professore di matematica ci piace molto. È bravissimo. Sappiamo che è un supplente. Possiamo riaverlo il prossimo anno?». «Ragazzi, mi spiace, io non ho nessun potere nella scelta degli insegnanti. Devo rispettare le graduatorie. Speriamo che tocchi a lui quando faremo le convocazioni. In quel caso, lo riassegnerò alla vostra classe». Negli stessi giorni arrivano alcuni insegnanti. «Quest’anno al nostro piano abbiamo avuto un custode scortese e maleducato. Si potrebbe non riaverlo a settembre?». La risposta non cambia. «Si tratta di una persona con carattere difficile. In Italia vige un sistema di reclutamento automatico, per titoli e anzianità. Se, scorrendo la graduatoria, si arriva alla stessa persona dell’anno prima, docente o Ata che sia, la supplenza va a lui. Anche se tutti si sono trovati male».
C’è stato un tempo in cui l’egualitarismo aveva un fondamento per riequilibrare una società profondamente ingiusta, che non riconosceva i diritti dei lavoratori. Il mondo nel frattempo è cambiato. Le ingiustizie ci sono ancora, ma non si possono più applicare principi che avevano un senso negli anni Sessanta. Oggi la difesa dei diritti delle persone va correlata a un principio di responsabilità. Qualcuno lo chiama merito, parola che personalmente non amo molto. Preferisco dire che ognuno deve rispondere di quello che fa. Presidi, docenti, personale Ata. Tutti dobbiamo essere valutati. Per tutti la possibilità di essere confermati o no nel proprio incarico deve essere collegata a come abbiamo lavorato. È un appello a politica e sindacati, che hanno il dovere di cambiare ottica. Gli approcci burocratici automatici non sono più accettabili. Interrompiamo la follia nella quale ci troviamo, che tratta allo stesso modo chi lavora bene e chi lavora male, pregiudicando gravemente la qualità del servizio che offriamo. Se vi interessa davvero il bene dei ragazzi, date alle scuole maggiore libertà e autonomia. Consentiteci di selezionare e valutare il personale, decidendo insieme come farlo. Lasciateci confermare gli insegnanti e gli Ata con i quali tutti si sono trovati bene e di non richiamare quelli che hanno fatto male. Fidatevi delle scuole. Per una volta. E forse questo aiuterà anche noi a fidarci di voi.
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