Venerdì 7 gennaio mi contatta una giornalista di Cartabianca, il programma di attualità condotto da Bianca Berlinguer su Raitre. Mi dice che nella puntata successiva avrebbero parlato del dibattito tra chi è a favore della riapertura immediata delle scuole e chi la vorrebbe rimandare. Avendo letto della mia posizione in difesa delle lezioni in presenza, mi propone di venire il giorno dopo per raccogliere il mio punto di vista e quello di studenti e insegnanti. Faccio presente che il sabato la scuola è chiusa, ma che avrei provato a riaprirla per l’occasione. Sabato arrivano due cameramen e una giornalista. Riprendono gli ambienti, intervistano a lungo me, gli insegnanti e gli studenti, trattenendosi a scuola per quasi 3 ore. Poi ripartono, comunicandoci che il servizio sarebbe stato trasmesso il martedì successivo. La puntata inizia alle 21.20, ma di scuola si parla solo verso mezzanotte. Delle riprese fatte a scuola vengono riportati solo pochi secondi della mia intervista. Nulla di quando detto da insegnanti e studenti.
Naturalmente le trasmissioni e i giornali sono liberi di costruire le scalette e fare le loro scelte professionali. Ma un episodio come questo, nel quale si è chiesto a una scuola di mobilitarsi in un giorno di chiusura per offrire le proprio idee riportandole poi in minima parte, lascia comprensibile amarezza, oltre alla sensazione di mancanza di rispetto per le persone. In questa vicenda emergono sensibilità diverse e un modo differente di percepire il lavoro dell’altro. Ma la sostanza forse è altrove. Il mondo dei media e quello della scuola non si conoscono abbastanza. E, in genere, non si amano nemmeno molto. Capita spesso di sentire giornalisti che si rammaricano perché si sentono vittime di pregiudizi e viene loro impedito di accedere a scuola per riprendere ambienti o intervistare persone. E capita altrettanto spesso di sentire il mondo della scuola che lamenta una scarsa attenzione da parte dei media o una narrazione che non rende giustizia a quanto si fa nelle aule. Forse è il caso di avviare un confronto aperto per trovare un equilibrio nuovo delle nostre relazioni. Dovrebbe essere interesse di tutti. Della stampa, alla quale serve raccogliere tutte le informazioni utili per il proprio lavoro. E della scuola, che ha bisogno di essere raccontata in modo corretto e forse anche con più affetto e cortesia.
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