Nella scuola tutti continuano a interrogarsi su come si riaprirà a settembre. Personalmente credo che ci potrebbero anche essere le condizioni per un rientro regolare, considerando che i contagi sono in continua discesa, che l’Italia è ormai tutta riaperta e che dal 3 giugno sono consentiti anche spostamenti sul territorio nazionale ed europeo. Certo, per adesso rimangono le misure di sicurezza: distanziamento di un metro, mascherine, ecc. Ma a settembre, tra quasi quattro mesi, si può sperare che tutto sia ritornato alla normalità. In fondo anche solo un mese fa in pochi avrebbero scommesso sul fatto che oggi la situazione si sarebbe evoluta in senso positivo così rapidamente.
Ma ipotizziamo che invece a settembre le scuole non possano riaprire regolarmente e che non sia consentito affollare gli autobus. Dopo averci riflettuto a lungo, nonostante le mie perplessità sulle “mezze misure”, ho immaginato una proposta che mi sembrerebbe un punto di equilibrio accettabile tra le diverse esigenze. Provo a condividerla come contributo al dibattito in corso. E’ una soluzione calibrata sulla scuola secondaria, ma adattabile alle altre Per semplicità, faccio l’esempio della mia scuola, il Marco Polo. Il prossimo anno avremo 60 classi, quindi dovremmo occupare 60 aule. L’ipotesi è di fare entrare 30 classi alla settimana, in due turni alternati, con orari sfalsati, effettuando 4 ore al giorno di lezione. Vediamo la proposta in concreto. Nella prima settimana farebbero lezione in presenza le prime, le seconde e alcune terze per un totale appunto di 30 classi. Le prime entrerebbero alle 8 ed uscirebbero alle 12 con una ricreazione alle 10. Le seconde farebbero dalle 9 alle 13 con ricreazione alle 11. Le terze dalle 10 alle 14 con ricreazione alle 12. Ognuna delle 30 classi si dividerebbe a metà, in due gruppi di 10-15 studenti (per garantire le distanze di sicurezza) che farebbero lezione in due aule diverse coprendo così le 60 disponibili. In quella stessa settimana le terze rimanenti, le quarte e le quinte farebbero invece lezione a distanza a classi intere, sempre per 4 ore, o potrebbero svolgere attività sul territorio presso musei, biblioteche, cinema, teatri. Nella settimana successiva i due i turni si scambierebbero. Chi è stato in presenza farebbe lezione a distanza e viceversa. Così si potrebbe procedere fino al termine dell’emergenza.
Questa soluzione avrebbe molti vantaggi. Innanzitutto evita gli assembramenti. Non ci sarebbero affollamenti all’ingresso, né alla ricreazione, né all’uscita. Gli autobus non sarebbero mai pieni e potrebbero distribuire le corse su una fascia oraria più ampia. L’organizzazione oraria richiederebbe maggiore attenzione, ma non servirebbero più insegnanti. La proposta è praticabile mantenendo il numero attuale di insegnanti nelle scuole. Sarebbe inoltre una formula “pulita” perché evita la soluzione mista con alcuni ragazzi in classe e altri collegati da casa, che personalmente ritengo problematica da gestire e sbagliata didatticamente. Inoltre consente di sperimentare quello che tutti chiediamo da tempo, lezioni in presenza con gruppi di massimo 15 ragazzi. Naturalmente in questo modo gli studenti farebbero meno ore di lezione, 4 giornaliere invece delle 5 o 6 previste dai piani di studio. Ma in fondo nelle prime settimane si attua sempre un orario provvisorio più corto. E comunque anche in questo anno scolastico, durante la pandemia, la quantità di lezioni è stata inferiore al normale.
Si tratterebbe naturalmente di una soluzione temporanea e di emergenza. Appena è possibile, bisognerebbe ripartire con tutta la scuola in presenza e orario regolare. Magari avviando nel frattempo gli investimenti necessari perché nei prossimi anni si possa disporre di organici più ampi e scuole più spaziose, che consentano di avere stabilmente un numero minore di alunni per classe. Apriamo un confronto tra istituzioni, scuole, enti locali, aziende di trasporto e associazioni culturali su come organizzare la ripresa delle lezioni a settembre e nel medio termine. La mia è una proposta, ce ne possono essere altre. Ma servono idee e soluzioni operative realizzabili. Le une senza le altre non aiutano la discussione.
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