Da alcuni anni abbiamo attivato lo “studio assistito”. Due volte la settimana i ragazzi delle classi quarte, supervisionati dai docenti, rimangono il pomeriggio a scuola per aiutare i più piccoli, di prima e seconda, a fare i compiti. E, poiché si tratta di un impegno importante, che dura per l’intero anno scolastico, ai ragazzi delle quarte riconosciamo 400 euro che possono “scalare” dal costo dei viaggi all’estero organizzati dalla scuola. Lo studio assistito è un’iniziativa ispirata alla “peer education”, che favorisce il protagonismo degli studenti, il senso di responsabilità e lo sviluppo di un sentimento solidale. E’ il simbolo di una scuola che prova a fare comunità e a costruire l’idea di una società in cui si cresce tutti insieme. In questi giorni abbiamo fatto i colloqui per selezionare i ragazzi delle quarte che svolgeranno l’attività quest’anno. E abbiamo posto domande semplici. «Ciao, grazie per esserti candidato. Posso chiederti perché vuoi fare lo studio assistito?». «Te la senti di gestire un gruppo di ragazzi più piccoli?». «Ritieni di essere sufficientemente preparato per rispondere alle domande che arriveranno nelle diverse materie?». Le risposte dei ragazzi sono semplici, spontanee. Per certi versi spiazzanti rispetto ai tanti stereotipi che girano sulla loro generazione. «Dico la verità. Io lo faccio innanzitutto per i soldi, per accedere al bonus di 400 euro sui viaggi, che sono un’esperienza formativa a cui tengo molto e che non vorrei perdere. Mia madre è rimasta sola e ha perso il lavoro. Siamo in gravi difficoltà economiche. Senza il contributo della scuola non potrei andarci». «Io mi sento preparata. E poi a me piace stare con chi si trova in difficoltà. Altri hanno aiutato me quando ero piccola ed ora voglio aiutare io qualcun altro. Da grande vorrei fare l’insegnante e lo studio assistito è un modo per capire se ce la posso fare». «Io lo faccio per mettermi alla prova. E’ un’opportunità che può servire molto anche a me. Voglio vedere come mi relaziono agli altri. Sono un po’ timida e magari un’opportunità di questo tipo mi aiuta a sbloccarmi». «Sì, capisco che ci possa essere qualche studente indisciplinato, ma credo di sapermela cavare a gestirlo. Sembro mite, ma se c’è da alzare la voce e farsi rispettare, so farlo».
Abbiamo cercato un punto di equilibrio tra il profitto scolastico, il punteggio della dichiarazione ISEE, la motivazione e la personalità dei ragazzi. Ma sceglierli non è stato facile perché erano davvero tanti quelli che avrebbero potuto svolgere lo studio assistito in modo serio ed efficace. E’ una buona notizia. Vuol dire che non siamo messi così male come si dice. Il futuro che ci attende potrebbe essere in mani migliori di quelle che stanno governando il presente. Grazie anche al lavoro che le scuole e gli insegnanti stanno facendo.
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