«Buongiorno». «Buongiorno signora, mi dica». «Mio figlio è iscritto in un’altra scuola, ma non ci vuole più andare. Non si trova bene. Ci terrebbe molto a venire qui». «Purtroppo non abbiamo posto, le classi sono già numerose». Insiste, ma con un tono garbato. «La prego. Lui è un bravo ragazzo, siamo rimasti soli e mi aiuta tanto in casa». «Mi spiace, signora, non possiamo violare le regole che ci siamo dati. Provi il prossimo anno». «Grazie lo stesso». Allungo il braccio per darle la mano, ma lei rimane immobile. «Mi scusi, non posso. Sto facendo la chemioterapia e ho il braccio bloccato». Un foulard le copre la testa per nascondere la caduta dei capelli. Nelle ore successive incontro i miei collaboratori e racconto di quell’incontro. «Preside, prendiamolo. Vista la situazione, facciamo un’eccezione». Hanno ragione. Decidiamo di fare l’eccezione. Chiamiamo il ragazzo al telefono per dargli la notizia. Si commuove, poi urla alla madre. «Mi prendono, mi prendono!». Il rispetto delle regole è importante. Ma è più importante restare umani.
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