Viene convocato un consiglio in seduta disciplinare per valutare provvedimenti nei confronti di due ragazzi. Sono presenti gli insegnanti della classe, i rappresentanti degli studenti e quelli dei genitori. Facciamo entrare i due ragazzi coinvolti e le loro famiglie. Riassumo la procedura, poi la coordinatrice contesta i fatti. «Qualche giorno fa, mentre l’aula era al buio per la proiezione di un documentario, uno di voi due ha pensato bene di prendere un accendino e dare fuoco per scherzo al dispenser di gel igienizzante. Si sono create delle fiamme, che hanno danneggiato due giubbotti e uno zaino di alcuni compagni. Uno di voi ha materialmente utilizzato l’accendino, ma entrambi siete corresponsabili dell’azione». Chiedo ai ragazzi se vogliono dire qualcosa. L’accusato di avere preso l’accendino interviene, dicendo cose che ci lasciano sconcertati. «L’accendino era mio, ma poi l’ho dato a lui ed è stato lui ad utilizzarlo. Nel pomeriggio mi ha offerto soldi perché mi assumessi io tutta la responsabilità e lo scagionassi. Centinaia di euro. Che io ho preso, una parte li ho dati a una compagna per rimborsarla del giubbotto danneggiato e il resto però gliel’ho restituito». L’altro studente ribatte. «L’accendino lo ha utilizzato lui. Poi è vero che gli ho dato dei soldi per non coinvolgermi, ma molti meno di quelli che racconta lui». I genitori alternano silenzi a tentativi di ridimensionare le responsabilità del proprio figlio. Uno cerca di mostrarmi le chat a sostegno della propria tesi, ma mi sottraggo. «Non posso e non voglio entrare in conversazioni private». Mi rivolgo ancora ai ragazzi. «Se ci dite come sono andate davvero le cose, ne terremo conto, altrimenti saremo severi». I ragazzi continuano a rimpallarsi le responsabilità. Decidiamo allora all’unanimità di sospenderli entrambi, prevedendo un’attività sociale “di riparazione”. Comunichiamo inoltre che nelle valutazioni di fine anno i loro atteggiamenti scorretti avranno un peso.
Che degli adolescenti commettano sciocchezze, ci può stare. Che qualcuno, a quattordici anni, pensi di comprare la propria innocenza con soldi presi chissà dove e da chi, è invece inaccettabile. Questi ragazzi non hanno colto la gravità dei loro comportamenti e non hanno imparato a riconoscere i propri errori. Bisognerà capire perché. Ma intanto è importante che gli adulti facciano gli adulti, tracciando i confini di quello che è eticamente accettabile sul piano relazionale.
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