Mi arriva un messaggio su Instagram. «Buonasera professore. Sono Elena…. si ricorda?». E’ una mia studentessa di alcuni anni fa, quando facevo l’insegnante. «Ciao Elena, certo che mi ricordo. Come stai?». «Che bello!! Io sto bene… Le avevo mandato un messaggio su Facebook, ma ho visto che non l’ha mai letto, forse perché non siamo amici. E’ un messaggio del 2013. Posso rimandarglielo? Poi le devo dire una cosa importante…». «Me lo sono perso. Sì, rimandamelo». Nel messaggio Elena scriveva questo. «Volevo dirle che sono tornata amica con C. e F. come prima. Siamo di nuovo sempre insieme tutti i giorni e domani festeggio il mio diciottesimo compleanno. Finalmente sono di nuovo felice e ho capito tante cose. Mi ricordo quando in seconda stavo male perché loro due in gita non volevano venire in camera con me e lei mi disse “Elena, probabilmente in questo momento non se la sentono di riavvicinarsi a te. Stai tranquilla, vedrai che le persone che ti vogliono veramente bene ci saranno sempre e comunque ritorneranno”. Ho seguito il suo consiglio e ha funzionato! Sono state loro stesse a parlarmi e in un attimo tutto è tornato alla normalità. Ci tenevo a dirglielo perché mi ricordo che aveva preso molto a cuore la nostra amicizia».
«Grazie per questo messaggio. Mi fa davvero piacere. Siete rimaste ancora amiche da allora?». «Ecco a proposito di questo… Le devo dire che poi con C., finita la scuola, abbiamo perso i rapporti. Io e F. siamo ancora molto amiche e purtroppo ieri siamo venute a conoscenza di una notizia terribile… C. lunedì ha deciso di togliersi la vita buttandosi sui binari del treno…». «Oddio…». «Avrei voluto risentirla per cose positive, ma purtroppo non è così. Siamo tutti sotto shock». «Si sa perché lo ha fatto?». «Sono venuta a sapere che soffriva da anni di depressione. Allontanava tutti, non si fidava di nessuno e non si faceva aiutare». «Che dolore. Ricordo benissimo C.. Una ragazza estremamente gentile e bravissima a scuola. Pensate di fare qualcosa?». «Non è facile in questa situazione che stiamo vivendo riuscire a far sentire la vicinanza perché anche un abbraccio è vietato. E’ assurdo. Pensavamo però a un’iniziativa. Vorremmo che ognuno di noi, compagni e professori, si facesse una foto. Poi le inseriamo tutte in una pagina e al centro mettiamo un’immagine a colori di C., con una piccola dedica di persone che le hanno voluto bene. Quando è pronta, la facciamo avere alla famiglia. Se ha piacere di partecipare…». «Certo, Elena. Un forte abbraccio a tutti voi». Nei giorni successivi mi mandano quello che hanno fatto. E mi fanno sapere che si è tenuto il funerale di C., al quale non hanno potuto partecipare. “Ma andremo al cimitero a salutarla appena sarà possibile”. Ecco, di questi tempi si vive e si muore non solo di Coronavirus.
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