Faccio chiamare uno studente minorenne entrato in ritardo per la sesta volta. La nostra scuola consente di farlo al massimo cinque. «Conosci le regole. Le lezioni iniziano alle otto. Hai già superato i ritardi previsti». «E a che ora devo svegliarmi? Sono gli autobus che non passano mai». «Abiti qui vicino. Alcuni tuoi compagni vengono da molto più lontano, eppure arrivano in orario». Non è convinto. Esce imprecando contro me e il vicepreside. Decido allora di mettere un rapporto disciplinare, avviso la madre e do disposizioni che non può più entrare in ritardo. La mattina seguente alle otto e dieci la custode chiude il portone esterno. Lui arriva dopo e lei non lo fa entrare. Si agita e poi ha una idea geniale: chiamare i carabinieri. I quali, incredibilmente, arrivano. E chiedono spiegazioni al vicepreside. Quando escono, si allontana anche lo studente. Nella scuola riparte l’immancabile discussione tra intransigenti e tolleranti. Fuorviante. Il punto è un altro. Dobbiamo insegnare ai ragazzi ad essere liberi. Ma la libertà senza responsabilità si trasforma in delirio di onnipotenza. Nascono così i Bambini-Re. Quelli che poi diventano gli adulti peggiori.
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