Dialoghi con diciottenni.
«Hai deciso per chi votare?». «Non so ancora. Comunque per molte cose sono vicino alla sinistra, per il nucleare no. Penso che abbia ragione la destra». «Sei a favore del nucleare?». «Non è questione di essere ideologicamente a favore o contro. È che bisogna informarsi, guardare i dati, ragionare». «Scusa, ma tu dove ti sei informato?». Apre il cellulare e mi mostra un video di alcuni minuti. C’è uno youtuber che presenta il suo punto di vista, con numeri e argomenti puntuali. Il ragazzo mi spiega che ci vuole molto tempo per fare un video di quel tipo. Serve raccogliere i dati, mettere in fila le argomentazioni, fare i disegni, le animazioni. Al di là delle posizioni sul nucleare, è interessante il metodo. Dovremmo smetterla di considerare i ragazzi apatici, ignoranti e qualunquisti. Semplicemente si informano, pensano, sentono diversamente da noi.
«Preside buongiorno, volevo chiederle una cosa». «Dimmi». «Lo scorso anno sono venute tre ragazze tedesche per alcuni mesi nella nostra classe. Una di loro mi ha invitato a stare un mese da lei e frequentare la sua scuola. Posso andare?». La risposta non è affatto facile. «Naturalmente tu sei libera di decidere quello che vuoi con la tua famiglia. Questa però è un’iniziativa privata, non della scuola. Formalmente da noi risulteresti assente». È delusa, non è la risposta che si aspettava. Allora la metto un po’ alla prova. «Quanto è importante per te questa esperienza?». Me lo spiega con chiarezza. Poi mi dice che le ha fatto piacere che la ragazza tedesca l’abbia invitata. La sua timidezza mi colpisce. «Come vai a scuola? Sai che dovresti recuperare un mese di mancata frequenza da noi?». «A scuola me la cavo. In Germania studierei, mi terrei in pari con i miei compagni». Decido di arrendermi al suo desiderio. «Facciamo così. Noi necessariamente dobbiamo segnarti assente quando sei lì. Ma al rientro portaci un attestato di frequenza della scuola tedesca e te le consideriamo assenze “giustificate”. Cerca di viverti serenamente quell’esperienza, ma impegnati al ritorno per recuperare». Annuisce, ma è ancora incredula. Prima di uscire, mi chiede: «Ma allora posso comprare il biglietto aereo?». Le sorrido e questa volta annuisco io.
Tutti i giorni incontro decine di ragazzi. E tutte le volte penso che sono molto meglio di come li dipingiamo.
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