Irene è una ragazza straordinaria. Nella scuola quando parliamo di studenti come lei diciamo che “hanno fatto un bel percorso”. Ecco, Irene ha fatto proprio un bel percorso. Umano e scolastico. Lo ha fatto innanzitutto grazie a lei. Alla sua determinazione e alle sue capacità. Ma anche grazie alla sua famiglia. E un po’ grazie alla scuola. Qualche giorno fa si è tenuto il suo esame di maturità. Al termine del colloquio ha esclamato: «Ma finisce tutto così?». Ed è scoppiata in lacrime. E’ un segno del forte attaccamento alla scuola e del dolore di doversene separare. Sappiamo tutti quanto sia difficile uscire dal “nido” scolastico e familiare. In questi giorni stiamo registrano molti episodi che lo testimoniano. Ragazzi colti da ansia e attacchi di panico, altri che non riescono proprio a parlare o a presentarsi fisicamente a scuola. Sono situazioni su cui tutti dovremmo riflettere. Ma non è il caso di Irene. Che ha espresso un dispiacere del tutto fisiologico.
Irene l’ho conosciuta tre anni fa. Era una ragazza vivace e un po’ ribelle. Mi era stato riferito che era coinvolta in una storia delicata. Allora era minorenne e ho deciso di convocarla in presidenza. Mi racconta come sono andate le cose. Poi provo a parlarle. «Irene, a me non interessano i provvedimenti. A scuola facciamo educazione, vorrei che riflettessi su quello che è successo. Inoltre, di fronte a un fatto come questo, credo sia giusto informare i tuoi genitori». Lei reagisce terrorizzata. E cerca di opporsi in tutti i modi. E’ convinta che non capirebbero. Allora le avanzo una proposta. «Facciamo così. Io non chiamo i tuoi genitori, però tu ti impegni a parlare con loro. Prenditi del tempo, cerca il momento giusto e spiega con parole tue quelle che è capitato. Da quello che so, ma anche da alcune cose che mi dici tu, sono persone che hanno tutti gli strumenti per accogliere quello che hai fatto nel modo giusto. E’ importante che affronti la situazione e ti assuma le tue responsabilità». Dopo qualche giorno ripassa dalla presidenza. Mi dice che è riuscita a parlare con loro e che i suoi genitori si sono dimostrati comprensivi. Era felice di essersi liberata di un peso e di come erano cambiati i rapporti con i suoi. Non so quanto abbia inciso quell’episodio nella sua vita. So che in questi anni lei è molto cresciuta, diventando una delle protagoniste della scuola, sempre attiva e partecipe. Poco prima del lockdown abbiamo ospitato i genitori di Michela Noli, vittima di femminicidio. Un incontro bellissimo ed emozionante. Irene è intervenuta commossa, con riflessioni di rara lucidità e profondità. Alla maturità ha preso un voto molto alto. Quel numero è un bel riconoscimento al suo impegno, ma contano di più i numeri che lei ha dentro.
Tranquilla, Irene. Non finisce qui. La scuola la porterai con te e avrai una vita davanti per esprimere la bella persona che sei
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